La storia inizia con il padre dell’osteopatia classica, Andrew T. Still, medico ed ingegnere, che ha studiato e trattato le disfunzioni corporee manipolando la colonna vertebrale. I principi di Still:
– il corpo è unità
– struttura e funzione sono interconnesse
– il corpo è un meccanismo autocorrettivo, ha delle innate capacità di autoguarigione, è dotato di una specifica intelligenza che lo porta ad assestarsi nel massimo confort con il minimo dispendio energetico

La storia prosegue con William Gardner Sutherland, osteopata, che studiò il cranio trovando il movimento delle ossa craniche e, lavorando su questo, riuscì a curare casi che l’osteopatia classica era incapace di risolvere.

Il concetto basilare della Terapia Cranio-Sacrale, è iniziato per caso, quando il dott.John E. Upledger, medico e osteopata, nel 1971 scoprì, durante un intervento chirurgico che la meninge dura madre, si muove. Il dott. Upledger, stava assistendo un neurochirurgo intento a togliere una calcificazione extradurale in un paziente, il suo compito era quello di tenere la dura madre con due pinze in modo  da evitare venisse lesa, e si accorse così che questa membrana continuava a muoversi con un proprio ritmo, 8 cicli/minuto diverso da quello respiratorio e da quello circolatorio. Il dott. J. E. Upledger, iniziò quindi la sua ricerca scientifica ed arrivò a dimostrare che, come le meningi, anche le ossa del cranio si muovono e chiamò il nuovo ritmo fisiologico, di 6/12 cicli: ritmo cranio-sacrale.
Il ritmo cranio-sacrale, che si può percepire in tutto il corpo, è dovuto alla pressione creata durante la produzione ed il riassorbimento del liquido cefalorachidiano, rispettivamente a livello del plesso corioideo del quarto ventricolo e dei villi aracnoidei della circolazione venosa. Il plesso corioideo permette il passaggio di liquido dal sistema vascolare a quello ventricolare del cervello selezionandone i soluti.

La produzione del liquido cefalorachidiano, quando raggiunge un massimo di pressione, viene interrotta da un meccanismo omeostatico, durante l’interruzione c’è una riduzione della pressione, il riassorbimento rimane costante; questo aumento e diminuzione di pressione, porta a creare un movimento ritmico nel sistema idraulico semichiuso delimitato dalla dura madre e dalle sue salde inserzioni ossee all’interno della scatola cranica, della colonna vertebrale e del sacro. Le ossa craniche, come il sacro, sono considerati punti solidi della dura madre e sono utilizzati come elementi diagnostici e punti di leva durante il trattamento cranio-sacrale. Applicando una forza anche minima sulla parte esterna del sistema idraulico, la forza viene trasmessa in maniera uniforme dal liquido cefalorachidiano alle strutture periferiche del sistema.

Le suture che uniscono le ossa craniche, si muovono costantemente, in esse sono presenti: fibre elastiche e collagene, plessi nervosi e vascolari. L’aumento di pressione del liquido cefalorachidiano, determina un’apertura delle suture fino ad un determinato limite, qui si attiva un segnale che fa interrompere la produzione del liquido, i bordi delle suture così si avvicinano, parte ora un’altro segnale che fa ripartire la produzione di liquido.

Le meningi circondano il sistema nervoso centrale e sono: la dura madre, formata da connettivo resistente e poco elastico è la più esterna con le sue inserzioni ossee e contiene il liquido cefalorachidiano, nella scatola cranica questo connettivo, forma la falce che divide i due emisferi del cervello e del cervelletto ed il tentorio che separa il cervello dal cervelletto; l’aracnoide, membrana sottile e vascolarizzata, divisa dalle altre due dagli spazi sottodurale e subaracnoideo che contengono liquido; la pia madre, la meninge più interna, riccamente vascolarizzata, segue tutte le circonvoluzioni del cervello e del midollo spinale fornendo loro l’apporto sanguigno. I tre strati meningei si muovono indipendentemente e quindi, una delle importanti funzioni che svolgono, è quella di permettere alla colonna vertebrale di piegarsi e ruotare, senza sollecitare il midollo spinale.

La dura madre spinale, viene anche chiamata: “core link”, ed è interposta tra il grande forame occipitale ed il sacro. Le meningi entrano dall’alto nel sacro con la cauda equina e formano una salda inserzione ossea a livello della seconda vertebra. nel canale sacrale, la dura si fonde con la pia madre formando: il filum terminale, quest’ultimo esce in S4, le membrane si fondono poi con il periostio del coccige, da un punto di vista cranio-sacrale, il sacro ed il coccige, vengono considerati come un’unità funzionale.

Le inserzioni ossee della dura madre, fungono da ancore, tramite le quali, le tensioni della dura madre, vengono trasmesse ai tessuti connettivi esterni al sistema; attraverso questi ancoraggi ossei, comuni alla dura madre ed al tessuto connettivo, i tessuti connettivi esterni al sistema cranio-sacrale, trasmettono le loro tensioni all’interno del sistema della dura madre; questo mostra una connessione tra il sistema fasciale e quello cranio-sacrale.

Il sistema fasciale o fascia e una guaina di tessuto connettivo mobile e continua, presente dalla testa ai piedi, che riveste tutte le strutture somatiche e viscerali presenti nell’organismo, arrivando a circondare anche i più piccoli vasi sanguigni ed ogni singola cellula, fino anche ad arrivare al suo interno. La fascia è la vera struttura di sostegno del corpo umano e lo rende completamente interconnesso; se noi togliamo le ossa dal corpo, questo rimane con la sua forma, mentre, togliendo la fascia, il corpo si affloscia. La fascia, è formata da fibre connettivali che hanno una direzione longitudinale, tranne in determinate zone del corpo, dove hanno una direzione trasversale, formando i diaframmi, bacino, torace, stretto toracico ed articolazioni.  E’ a livello di questi diaframmi che inizia il processo di ascolto da parte del terapeuta. Attraverso il sistema nervoso, la fascia viene mantenuta in costante movimento seguendo il ritmo cranio-sacrale. La fascia è innervata, nervi sensoriali e motori, ed è vascolarizzata.

Il sistema craniosacrale, formato da:
– meningi
– stutture ossee sulle quali s’inserisce la dura madre
– strutture di tessuto connettivo collegate alle meningi
– liquido cefalorachidiano
– strutture connesse alla produzione, riassorbimento e contenimento del liquido cefalorachidiano ed è strettamente collegato ai seguenti sistemi e apparati:
– sistema nervoso
– sistema circolatorio
– sistema linfatico
– sistema endocrino
– apparato locomotore
– apparato respiratorio
La presenza di anomalie funzionali e strutturali nei sistemi ed apparati, va ad influenzare il sistema craniosacrale e viceversa.

La Terapia Cranio-Sacrale è un processo di facilitazione, il corpo che viene toccato riesce a mettere in atto la sua capacità di autoguarigione. Il terapeuta è semplicemente un facilitatore, quindi la sua azione è ben diversa dal curare e/o trattare. Con la Terapia Cranio-Sacrale, si usa un tocco del peso di 5 grammi, che è un Intento, attraverso questo, si possono esplorare tutte le strutture sotto la pelle ricevendo informazioni.
Il tocco molto leggero è importante, perché:
– si evita che il corpo reagisca
– vengono stimolati i meccanismi auto-correttivi
– si mette in atto il sistema di ascolto
– il terapista viene a trovarsi in uno stato si “fusione” con il paziente e riceve attraverso i propriocettori delle mani, tutte le possibili e molteplici informazioni.

Il ritmo cranio-sacrale, può essere percepito su tutto il corpo ed è un fondamentale rivelatore che indica il buon funzionamento del sistema o la presenza di anomalie funzionali. La fase di espansione del sistema cranio-sacrale si chiama: “flessione”, mentre la fase di contrazione si chiama: “estensione”.

La fascia viene seguita dal terapeuta quando le sue mani sono a livello dei diaframmi, essa esercita una trazione dove c’è la restrizione, è compito del terapeuta attendere lo “snodamento” o risoluzione della restrizione. La fascia è un sistema unico, possiamo quindi seguirne il percorso anche partendo dalla falce del cervello fino ad arrivare alle dita dei piedi.

La percezione del “polso terapeutico”  indica che il corpo è nell’importante fase di auto-correzione.

 

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